Amministrazione di sostegno: l’importanza dell’inventario dei beni del beneficiario
Questa volta voglio parlarti di un caso specifico nel quale si è reso necessario effettuare l’inventario completo dei beni di proprietà di una signora, al centro del contendere dei suoi tre figli. La beneficiaria di amministrazione di sostegno, infatti, non aveva praticamente più la disponibilità dei suoi possedimenti e dei suoi soldi.
Molte volte il rapporto tra amministratore di sostegno ed i familiari di un beneficiario di amministrazione di sostegno sono inficiati dal timore di questi ultimi che si perdano pezzi, oppure tutta, l’eredità tanto attesa.
Compito dell’amministratore di sostegno, quindi, è fare un inventario dei beni della persona che gli è stata affidata, già dal primo momento, in modo tale da avere ben presente la situazione economica della stessa e poterla gestire al meglio. Lo consiglio come forma di tutela per tutte le parti, dal beneficiario ai familiari fino al professionista incaricato.
Il caso di oggi riguarda un’anziana signora di Bologna, malata di Alzheimer, per la cui cura era stato nominato un amministratore di sostegno esterno, un avvocato.
Al momento dell’apertura della misura, l’anziana signora percepiva due pensioni di € 1750,00 ed era titolare di un conto corrente con un saldo di € 896,56 e di due cassette di sicurezza; infine, possedeva arredi e mobili dislocati in più luoghi. Un patrimonio, dunque, non molto cospicuo, ma di certo, non di scarsa portata. La figlia della beneficiaria evidenziava al Giudice tutelare del Tribunale di Bologna che la situazione economica della madre non era così semplice come poteva sembrare, poiché, prima dell’insorgere della malattia, aveva investito ingenti somme in titoli di stato e azioni. Tuttavia, proprio al momento dell’insorgere dei primi sintomi della malattia, erano stati effettuati dalla signora dei trasferimenti di fondi dal proprio conto corrente a quello del figlio primogenito, per un valore di circa € 6000.,00, quindi una somma ben più alta di quella che risultava del deposito sul conto. Questo denaro non era mai stato restituito dal figlio. Questo poteva avvenire, in quanto la madre, che, come detto, manifestava i primi sintomi della malattia, rilasciava al figlio procura generale in relazione a tutti i rapporti bancari esistenti e futuri: insomma un “potere” enorme su cifre cospicue affidato esclusivamente a uno dei figli che ne aveva già “approfittato”.
Sempre la figlia riferiva al Giudice che la madre aveva sottoscritto una transazione con terzi, ricevendo l’ulteriore somma di € 540.000,00 (sono importanti le cifre, perché ci permettono di capire la mole di sostanze in capo alla beneficiaria, che sarebbe spettato inventariare e gestire all’amministratore di sostegno). Detta somma era stata trasferita, insieme ad altri risparmi della madre, su un conto cointestato ai tre figli. La figlia della beneficiaria chiedeva, quindi, al Giudice che l’Amministratore di sostegno ricostruisse l’intero patrimonio mobiliare della madre, con l’autorizzazione ad assumere ogni iniziativa necessaria nel caso vi fosse stata la fuoriuscita illegittima di somme da detto conto e che si agisse nei confronti del fratello per il rendimento del conto della gestione fino all’apertura dell’Amministrazione di sostegno, al fine di controllare che tutte le operazioni fossero state svolte in regola.
Il Giudice tutelare decideva di far sì che l’amministratore id sostegno eliminasse la cointestazione del conto corrente della beneficiaria ai tre figli (un beneficiario di amministrazione di sostegno non può avere il proprio conto cointestato con nessuno), in modo tale da far rientrare l’interessata nel possesso dei propri beni. In questo modo, la signora avrebbe potuto continuare a godere dei propri beni e di tutti gli agi a cui è sempre stata abituata e che le derivano dalle sue sostanze, con l’aiuto e i suggerimenti dell’amministratore di sostegno nominato.